Cari soci,è trascorso quasi un anno dal primo documento ufficiale presentato dalla SiFiT sul tema della valutazione della ricerca. Purtroppo in questo anno la Società si è trovata a doversi esprimere in proposito sempre sotto la pressione di eventi esterni, che richiedevano un pronunciamento in tempi rapidissimi, dovendosi anzi adattare – come dice il nostro Presidente – “a una tempistica innaturale, per cui bozze di decreti precedono piuttosto che seguire una ampia, democratica, elaborazione unitaria di proposte”. È mancato il modo di sviluppare una riflessione più distesa, che pure sarebbe quanto mai necessaria. In questi mesi, tuttavia, alcuni di noi hanno continuato a lavorare, in un raccordo costante, vagliando documenti, scambiandosi materiale, seguendo il dibattito nazionale e internazionale, in modo da approfondire le implicazioni del tema e non trovarci impreparati di fronte al succedersi degli eventi. I documenti apparsi fin ora testimoniano ma non esauriscono questa elaborazione.
L’ultimo documento della commissione ha riguardato i “Criteri e parametri di valutazione dei candidati e dei commissari dell’abilitazione scientifica nazionale” approvati dal Consiglio Direttivo dell’ANVUR il 22 giugno 2011. Il nostro documento è stato inviato all’ANVUR il 16 luglio scorso. Di lì a pochi giorni è stato in parte recepito, insieme ai documenti prodotti dalle altre Società umanistiche, nel “Documento unitario delle Consulte e delle Associazione delle aree 10 e 11” stilato il 31 luglio dal prof. Ruggiu. A quest’ultimo documento la SiFiT ha aderito il 6 agosto, non senza sottolineare la necessità di alcuni emendamenti, tesi a ribadire punti qualificanti della nostra analisi e in particolare la contrarietà ai criteri meccanico-quantitativi, ivi incluso lo stesso principio della classificazione delle riviste. Nella lettera di adesione, quindi, il Presidente della SiFiT molto opportunamente chiedeva di ridefinire a settembre lo sviluppo dei temi e dei criteri comuni anche attraverso un’assemblea delle Società auspicata da più parti.
Questo intento tuttavia è stato superato dagli eventi, perché già il 25 luglio l’ANVUR aveva approvato – ma non comunicato – un documento di risposta alle osservazioni delle Società, che in sostanza liquidava con argomenti spesso capziosi molte delle obiezioni avanzate, recependo soltanto le segnalazioni di omissioni clamorose (non riconosciute come tali) nelle tipologie di pubblicazioni considerate. Questo documento, di cui invero si è venuti a conoscenza solo a settembre, avrebbe ben meritato una risposta, come pure qualcuno di noi ha suggerito, ma è di fatto rimasto privo di una presa di posizione ufficiale da parte della SiFiT.
Da allora infatti si sono succedute nuove iniziative, in un quadro complessivo dai contorni e i ruoli alquanto fluidi, viepiù complicato dal sovrapporsi tra la questione immediata degli “indicatori di rilevanza scientifica” per le imminenti procedure di abilitazione e la questione generale dei criteri della valutazione della ricerca (questioni evidentemente intrecciate, ma con scadenze e scala di obiettivi differenti).
Così è giunta notizia di un incontro tenutosi l’11 ottobre scorso tra il presidente dell’ANVUR e una “delegazione sinteticamente rappresentativa di tutte le Associazioni e Consulte delle Aree 10 e 11”, nel quale il prof. Caputo (presidente della Conferenza Nazionale dei Presidi di Lettere e Filosofia) si è fatto portavoce della “disponibilità piena delle Associazioni e Consulte di Area 10 e di Area 11 a condividere le ragioni e le fasi della valutazione, osservando il peso e la rilevanza scientifica sia delle riviste sia delle collane
sia delle monografie sia della lingua […], ma rivendicando un adeguato periodo di ‘transitorietà’ delle pur necessarie innovazioni”. Nello stesso tempo, si è avuta notizia della nomina da parte dell’ANVUR del prof. Andrea Graziosi a “coordinatore del dialogo fra area 11 e ANVUR” e di un suo invito ai presidenti delle Società filosofiche per un incontro a Roma il 4 novembre prossimo; e ora di una Assemblea Plenaria dei Presidenti delle Associazioni e Consulte delle Aree 10 e 11 a Roma per il giorno 9 novembre.
Il 19 ottobre è stato poi pubblicato il Parere del CUN relativo alla bozza di decreto ministeriale “Regolamento recante criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell’attribuzione dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari”. Si tratta di un documento importante, perché prende posizione netta in contrasto con l’ANVUR (che ha emanato in ogni caso anche, il 12 ottobre, il proprio parere sulla bozza ministeriale) su alcuni punti qualificanti:
1) i “limiti metodologici intrinseci e insuperabili” degli indicatori bibliometrici;
2) l’irrinunciabilità, per le valutazioni individuali, della “formulazione di un giudizio di merito basato sulla valutazione analitica di titoli e delle pubblicazioni”;
3) la denuncia della presenza di vincoli alla potestà decisionale del Ministro da parte dell’ANVUR configurati nel Decreto (l’ANVUR rivendica ulteriormente nel proprio parere che la definizione degli indicatori “dovrebbe essere lasciata all’ANVIR”, escludendo un ruolo ministeriale);
4) l’esclusione di fatto della partecipazione delle comunità scientifiche e dello stesso CUN dalle procedure di definizione degli indicatori;
5) la denuncia del tentativo di introdurre “la classificazione di merito utilizzata nell’ambito della Valutazione della qualità della ricerca”, valida per una valutazione campionaria e collettiva, fra i criteri direttivi per la valutazione della qualità delle pubblicazioni;
6) la sottolineatura di una serie di punti critici nella bozza di decreto, e di indeterminatezze che rinviano a decisioni ANVUR future che rischiano di svolgersi senza il contributo delle aree scientifiche.
Se queste prese di posizione sono da considerare positive, è tuttavia da rilevare che nascono in contrasto ad una bozza di Decreto ministeriale (ispirata comunque da posizioni ANVUR) che segna un ulteriore passo negativo, facendo emergere seri dubbi sulla reale apertura al dialogo che pure viene enunciata dall’ANVUR.
Il documento CUN opera in ogni caso ad un livello che è immediatamente politico, ossia riferito alla bozza di decreto, contro il quale reagisce opportunamente; non entra però di nuovo – non può farlo in quella sede – nella discussione di merito sulle questioni basilari e sugli aspetti particolari riguardanti la valutazione in ambito umanistico. Quest’ambito rimane dunque sullo sfondo, e ci sembra importante mantenerlo in primo piano, perché al di là di quanto riguarda più direttamente le future abilitazioni e il decreto in merito (gli esiti della dialettica in corso sono comunque imprevedibili), i problemi più radicali concernenti la valutazione in ambito umanistico restano aperti.
Quelle contenute nel documento che abbiamo preparato sono osservazioni principalmente sul resoconto dell’incontro dell’11 diffuso dal prof. Caputo e in particolare sull’articolo del prof. Graziosi apparso sul Sole24ore, da lui diffuso come illustrazione dei propri orientamenti in materia (ma più in generale cfr. anche un suo intervento presso la Fondazione Italiani e Europei). Esse sono intese quale documento della commissione valutazione della SiFiT in vista dell’incontro del 4 con lo stesso prof. Graziosi.
Crediamo possa essere utile proporle anche perché, fermo restando il valore positivo della partecipazione a un tema così delicato da parte di tante figure autorevoli, si avverte nella discussione una certa confusione. Non si tratta di rivendicare ruoli di rappresentanza, ma di evitare il rischio di non riconoscersi nelle posizioni espresse a proprio nome. Così è difficile riconoscere le elaborazioni della SiFiT nell’impostazione data all’incontro dell’11 ottobre, almeno nelle premesse generiche “a condividere le ragioni e le fasi della valutazione”, che sembrano condividere i criteri proposti dall’ANVUR e richiedere solo un po’ di tempo per adeguarsi, mentre le critiche avanzate dalle Associazioni erano molte, circostanziate e anche radicali. Il riconoscimento, che pare vi sia stato nell’incontro dell’11 ottobre, della “sostanziale ‘infelicità’ della nota ANVUR di fine luglio” e del fatto che “le criticità non risultano soltanto nelle aree umanistiche, ma si dilatano dalle aree giuridiche alle stesse realtà mediche” non sembra essere stato in primo piano fino a questo momento. Questa impostazione rischia di non dare risalto adeguato a molte osservazioni sviluppate da noi e da altre Società e, più che “sintetizzare” le posizioni delle Società, sembra metterle tra parentesi. La mediazione politica con l’ANVUR – attraverso la dilazione e il congelamento delle divergenze, cullando l’idea, o favorendo l’illusione, di trovare così spazi di manovra – sembra prendere il sopravvento sul confronto nel merito. Eppure i meccanismi in gioco toccano in radice la configurazione del sapere, delle sue finalità, della sua organizzazione, in breve la politica della conoscenza e il futuro del sapere filosofico nei luoghi istituzionali della nostra cultura. Colpisce in proposito il fatto che l’avanguardia nell’analisi di queste trasformazioni della conoscenza non sia oggi, nel nostro paese, nelle mani di filosofi e umanisti, ma semmai di scienziati, economisti e manager. Spesso da parte dei filosofi, anzi, si è risposto e tuttora si risponde alle pressioni esterne con osservazioni estemporanee, in cui non mancano errori in senso tecnico, a testimonianza di una perdurante inconsapevolezza dei nuovi meccanismi e strumenti. Crediamo sia importante sollecitare questa consapevolezza proprio e in particolare nell’orizzonte della cultura filosofica, dalla quale può venire un contributo importante quando sono in gioco questioni riguardanti le forme e il senso del sapere.
La Commissione SiFiT per la valutazione