Il secondo congresso internazionale dell’ASES, in occasione delle celebrazioni del novantesimo compleanno di Emanuele Severino, vuole mettere in evidenza la centralità del suo pensiero rispetto ai temi più grandi e cogenti della filosofia.La scelta del titolo parte dal riconoscimento dell’importanza di Martin Heidegger per la storia del Novecento, rispetto alla consapevolezza della crisi della conoscenza che è derivata dal declino della metafisica.Quando, nel 1937, il filosofo tenne un corso dal titolo “Domande fondamentali della filosofia: selezioni di problemi della logica”, ove veniva sviluppato quanto elaborato a partire dalla domanda fondamentale Che cosa è la metafisica? (1929), nel tentativo di fondare la “metafisica” quale comprensione dell’ente sull’“ontologia” quale comprensione dell’essere, la sua riflessione volgeva alla ricerca di una soluzione al progetto in cui si era incagliato Essere e tempo(1927), ovvero al non senso in cui rischiava di versare tragicamente l’essere per la morte. In quel momento storico, ove la scienza e la tecnica cominciavano a dominare l’orizzonte intero del sapere a causa della perdita di ogni potere euristico della religione dopo la morte di Dio decretata da Nietzsche, l’assunzione del rapporto tra pensiero e realtà in riferimento alla questione kantiana, già peraltro annunciata in Kant e il problema della metafisica(1929) era destinato a divenire tanto cruciale quanto senza risposta. È forse a causa di questa sostanziale mancanza di soluzione ai problemi posti che Heidegger viene considerato come il pensatore che più sistematicamente ha declinato la filosofia come modalità interrogativa del pensiero, là dove la filosofia del Novecento ha cercato di amplificare questa forma di ragionamento, oppure le si è opposta ripristinando atteggiamenti tanto kantiani quanto pragmatico-convenzionali.Emanuele Severino previde le sembianze di siffatta lacerante deriva fin dall’inizio della sua riflessione, allorquando scrisse la sua tesi di laurea su Heidegger e la metafisica, cominciando proprio con quest’opera a indicare il contesto in cui la problematicità heideggeriana poteva non restare in sospeso. In questo libro, scritto tra il 1948 e il 1949, Severino vedeva nel pensiero di Heidegger, opportunamente interpretato, una forma di problematicismo “situazionale”, dove la posizione del problema (l’esperienza del divenire inteso come passaggio dal non essere all’essere e viceversa) non esclude la Soluzione (l’affermazione dell’esistenza dell’Immutabile come ciò che rende intelligibile il divenire), sfociando così nell’apertura alla metafisica classica. In seguito, gli scritti di Severino hanno rilevato l’appartenenza di quella Soluzione al nichilismo e cioè all’alienazione fondamentale dell’Occidente. Ed è pure emersa un’ulteriore complicazione del pensiero di Heidegger: il suo oscillare tra il versante del problematicismo “situazionale” e quello del problematicismo “trascendentale” che avvicina il filosofo di Messkirchalle posizioni più avanzate del pensiero contemporaneo (Leopardi, Nietzsche, Gentile) e cioè alle forme più coerenti del nichilismo che affermano l’inesistenza di ogni immutabile. Dal confronto serrato con Heidegger ha preso forma il concetto di apparire fino a quell’elemento essenziale della struttura della verità che costituisce l’immediatezza fenomenologica, imprescindibile dall’immediatezza logica a cui il pensiero è originariamente ancorato. Ma il linguaggio che testimonia la verità dell’essere avrebbe portato nella lontananza più estrema rispetto all’anima del pensiero occidentale, indicando quella “struttura originaria” dell’essere –il “destino” del pensiero –che implica l’eternità dell’essente in quanto essente. Se possiamo certamente asserire che Heidegger è il filosofo delle grandi domande, è altrettanto sicuro che Severino è colui che offre l’orizzonte entro cui esse possono essere affrontate e comprese, per trovare una risposta risolutoria all’interno del linguaggio che toglie l’errore, come testimonianza dell’essere e del suo apparire attraverso la sintassi della necessità.
Le conseguenze di tale risoluzione però non sono ancora state riconosciute, perché ancora la riflessione filosofica non si è cimentata in tale compito, tanto arduo quanto entusiasmante. Riuscire a rilevare analiticamente come il dialogo tra i due pensatori sia cruciale per l’intera storia del pensiero è il compito arduo e rilevante che il congresso assume come obiettivo
Heidegger nel pensiero di Severino.
Metafisica, Religione, Politica, Economia, Arte, Tecnica
Biblioteca Queriniana, Via Mazzini 1, 25121 Brescia BS
13-15 giugno, 2019
13 giugno dalle 10:30 alle 17:30
14 giugno dalle 10:30 alle 17:30
15 giugno dalle 10:30 alle 13:30