È morto nella sua Milano Fulvio Papi, un Maestro della filosofia teoretica, che ha insegnato all’Università di Pavia dal 1965 al 2000.
In un libro pubblicato nel 2021, Cielo d’autunno, di cui parlava come del suo testamento filosofico, scrive della filosofia come “teoria della relazione”. Filosofia come relazione è stato di fatto quello che chiamava il suo “fare filosofico”, e che declinava sia come una filosofia responsabile nei confronti della realtà, capace cioè di tradurre la realtà in mondi di senso, sia come una filosofia responsabile nei confronti della città, di cui prendersi cura con l’impegno morale, civile e politico.
Ultimo allievo della scuola di Banfi, dopo importanti studi bruniani, Papi ha scritto su Kant, Hegel. Marx, e ha dato contributi nell’ambito dei diversi stili teoretici che dominano la filosofia contemporanea: il razionalismo critico, la fenomenologia husserliana, l’analisi delle forme della cultura, la teoria delle scienze umane, il dialogo critico con le scienze. La sua filosofia si è aperta alle esperienze di pensiero e ai metodi di antropologia, psicoanalisi, sociologia, economia; i suoi scritti degli ultimi decenni hanno messo in dialogo la filosofia con i linguaggi creativi (poesia, letteratura, arte, architettura), e hanno teorizzato, in dialogo con Carlo Sini, la filosofia come pratica di scrittura.
Con Mario Vegetti ed altri colleghi-amici, non solo dell’ambito filosofico, ha costruito, dagli anni Settanta ai primi anni Duemila, la stagione più felice della filosofia a Pavia. L’insegnamento in aula si accompagnava a un’atmosfera irripetibile di dialogo. Papi accompagnava gli allievi a discutere del marxismo critico con gli economisti; dell’antropologia con antropologi che erano stati sul campo; dell’antipsichiatria con psichiatri, neurologi di ispirazione fenomenologica, psicoanalisti. Un grande e libero incontro di linguaggi e una bella comunità di pensiero.
Alla sua concezione aperta e diffusiva della filosofia vanno ricondotti più aspetti del suo impegno filosofico. Il manuale Filosofie e società, scritto negli anni Settanta con Mario Vegetti e Franco Alessio, ha formato generazioni di liceali. Con i suoi allievi ha realizzato imprese collettive, come il Dizionario Marx Engels, i saggi pionieristici sulle scienze umane, e le riviste, Materiali Filosofici e Oltrecorrente.
Il lascito filosofico di Fulvio Papi è anche un lascito di memoria. Negli ultimi decenni, egli ha condotto una ricerca memoriale sistematica, in cui si fondono elementi storici, esistenziali e testimoniali. Da una parte, figure esemplari, come Antonio Banfi, Ernesto Treccani, Vittorio Sereni, Enzo Paci, Remo Cantoni, Cesare Musatti, Riccardo Lombardi, Patrizia Pozzi, sono state occasione per ricostruire le vicende di uno spazio-tempo della cultura italiana. Dall’altra parte, Papi ha raccontato in scritti narrativi e autobiografici momenti della propria educazione simbolica e della formazione della sua lunga fedeltà ideale e politica.