“L’amicizia per Nicola Russo (1969-2024)” – MECHANE, Fascicolo speciale (estate 2024)

Nota Editoriale

Nicola Russo è scomparso la mattina del 30 maggio 2024. Insegnava Filosofia teoretica all’Università Federico II di Napoli. Questo fascicolo di “Mechane”, la rivista che aveva fondato con Pierandrea Amato nel 2020, è a lui dedicato. Si tratta di una prima, breve messa a fuoco di una figura speciale come quella di Nicola. Verrà certamente il tempo di indagini più strutturate, meditate e ampie sulla natura dei suoi studi, alcuni pioneristici come quelli dedicati a Filosofia ed ecologia, sul temperamento magnetico del suo insegnamento universitario, sulla fisionomia e ambizione dell’Ipotesi ontologica, la trama speculativa – che noi lettori, proba- bilmente, dobbiamo ancora iniziare effettivamente a pensare – nella quale negli ultimi anni esercitava la sua tenacia concettuale provando a elaborare unmaterialismo della cosa, scartando sia le ingerenze del logos metafisico (e anti-metafisico) sia le prerogative della dialettica che inevitabilmente la concepiscono come un ente. Tuttavia, in questo caso, l’intenzione è assai più contenuta: prendono la parola amiche, amici, maestri, allieve e allievi, chi, più in generale, con Nicola in questi anni ha lavorato, studiato, chi si è dannato con lui per le pieghe che la forma di vita universitaria, e non solo, sembra catastroficamente e definitivamente prendere. Chi, con lui, ha condiviso letture, idiosincrasie, Witze, affetti, la fatica e l’assurdo piacere di vivere.

Se tentare di decifrare il profilo umano di Nicola Russo non sarebbe compito facile, saremmo infatti chiamati ad orientarci in una miscela di intransigenza e dolcezza, di estrema radicalità del pensiero e inesausta disponibilità verso gli altri, di formidabile ironia e proverbiale riservatezza, di grande determinazione e vulnerabilità, probabilmente ancora più difficile è elaborare anche solo una prima,inevitabilmente provvisoria, immagine dello studioso. Filosofo spiccatamente inattuale, determinato dalla lezione di Nietzsche a tenere insieme filosofia e filologia, vita e malattia, i problemi della scienza contemporanea e gli anacoluti ontologici del pensiero classico, i dilemmi grammaticali del linguaggio e le vicende dell’antropologia filosofica, procedeva con un’ostinazione stupefacente attraverso continuità e svolte improvvise, in cui la mole di lavoro straordinaria di cui era capace si riversava in pagine molto di frequente ispiratissime e cristalline. Coltivava un’antica familiarità, quasi, si potrebbe dire, intimità con gli inizi del pensiero filosofico ed era proprio questa agilità, una danza quasi agonica con gli antichi, pure nella loro ripresa contemporanea, a dare al suo gesto uno stile singolare. Tutto ciò si traduceva in un corpo a corpo con la cosa da esplorare, un urto a tal punto intenso da apparire quasi anacronistico pure quando l’oggetto d’indagine aveva a che fare con l’ispezione di problemi quanto mai attuali.

Sosteneva Pier Paolo Pasolini che per dire qualcosa di una vita, per tracciare un filo, per intravedere una sua verità, bisognaattenderne la fine. Probabilmen- te, però, questa ipotesi non vale per quella che definiremmo una vita filosofica, laddove il divenire di questa esistenza tende a coincidere con il suo compimento, con un frammento di verità che a suo modo, in realtà, ogni vita possiede. Nonsarebbe, a ben vedere, esagerato riferirsi in questi termini nei confronti di Nicola, dal momento che Nicola lascia un vuoto difficilmente testimoniabile come accade quando se ne va una vita filosofica nel senso più pieno che si possa immaginare. La sua discrezione, a volte in grado di diventare quasi un principio d’invisibilità, non scoraggiava, in realtà, una partecipazione forte e determinata alle cose che riguardano la delicata impresa di vivere tutti i giorni, possedendo la capacità di lasciare tracce profonde in chi aveva l’occasione di avvicinarlo (innanzitutto, non c’è dubbio, gli studenti che frequentavano le sue lezioni). Lascia un vuoto grave, perché il suo addestramento teorico, la sua inesausta opera di carotaggio della tradizione filosofica, la sua abilità a stabilire legami concettuali imprevedibili, proprio adesso si stava ulteriormente perfezionando, lasciando presagire la continuazione del suo lavoro in una serie distudi notevoli.

Napoli, luglio 2024

Indice

Nota Editoriale
p. 7

Eugenio Mazzarella
Nicola era mio allievo
p. 9

Joaquin Mutchnick
L’arte di non voler sostare in nessun luogo
p. 11

Romolo Borrelli
Una breve lettera a Nicola Russo
p. 13

Marina Romano
La gaia scienza del sovvertimento
p. 19

Valeria Pinto
Nessuna attesa. Che cosa significa sperare
p. 25

Annamaria Pacilio
La scuola del philosophein
p. 33

Lorenzo De Stefano
Nicola Russo come educatore. Ancora su Filosofia e cultura avvenire
p. 37

Fiorella Giaculli
Un “esercizio di libertà”. Sulla filosofia come contemplazione ed elevazione
p. 43

Felice Masi
I “qualcosa” (e i cerchi quadrati) di Nicola Russo
p. 47

Eugenio Mazzarella
“Sia dunque la superficie il nostro punto di partenza: l’ente”
Logica, metafisica, ontologia in Nicola Russo
p. 53

Luigi Laino
“Questa non è una cosa”. Sull’ipotesi ontologica
p. 57

Simona Venezia
«La vita è altrove». Abitare l’altrove
p. 65

Pierandrea Amato
La prossimità della distanza
p. 71

Qui il numero completo

Edoardo Fugali, Soggetto, Corpo e Mondo in Edmund Husserl (Unicopli 2023)

Lo scopo primario di questo volume è fornire un quadro sistematico della teoria della soggettività incarnata, così come si pro_la nell’opera di Edmund Husserl. Questo motivo pervade in modo trasversale i grandi temi della fenomenologia: dalla coscienza pura alla costituzione del soggetto mondano e trascendentale; dalla genesi dello spazio prospettico alla formazione di un mondo naturale e umano comune. Le analisi di Husserl qui presentate costituiscono un precedente imprescindibile per i successivi sviluppi della fenomenologia della corporeità, rappresentati da autori quali M. Scheler, M. Merleau-Ponty, J.P. Sartre, E. Strauss, M. Henry e per il dibattito attuale sviluppatosi in seno alle scienze cognitive embodied che intendono mettere in discussione il paradigma computazionale e la sua insistenza sulla separazione tra mente, corpo e mondo.

Bollettino Filosofico V. 38 (2023): NATURA E TECNICA

Bollettino Filosofico v. 38 (2023) “Natura e tecnica”

Dall’Introduzione: «Quanto siamo distanti dal 1954 quando Heidegger pubblicò il pioneristico Die Frage nach der Technik? E quanto siamo lontani da quell’analisi che radicava in una peculiare, ma certo non poco chiara né poco argomentata, comprensione di physis? Ma quanto ci separa anche dai primi studi sulla biopolitica e sulla fine del tempo in cui la vita era un fatto indiscusso e l’inizio di un’epoca in cui diventa argomento di discussione e oggetto di ingegneria sociale o di emancipazione?

L’attuale letteratura filosofica è ricca di posizioni e di proposte che solo in rari casi dedicano pari attenzione ai due termini del nostro rapporto. La riscoperta della paleoantropologia, antropologicamente informata di Leroi-Gourhan, gli sviluppi dell’etologia dopo Lorenz, la rinascita dell’interesse per Simondon, ma anche il neoheideggerismo, la post-fenomenologia di Ihde e Veerbek, la diffusione degli SST con Latour e Ingold, ne sono solo alcuni esempi a cui si affiancano le tendenze ecologiste profonde dell’Ontologia orientata agli oggetti di Harman o Morton.

Su questi temi si è concentrato il Secondo Convegno della SIFiT, che si è tenuto nell’ottobre 2021 a Napoli e di cui questo numero del Bollettino Filosofico pubblica gli interventi, ampiamente rivisti anche a seguito della vivace discussione che essi alimentarono. In coerenza col formato della rivista, i saggi sono divisi in due sezioni, Focus e Forum, che corrispondono grossomodo rispettivamente alle conferenze e alle sessioni parallele che ebbero luogo durante il convegno».

http://www.serena.unina.it/index.php/bolfilos/index

“RIPENSANDO L’EMPATIA. TRA ETICA ED ESTETICA” – Bollettino Filosofico XXXVII (2022)

Indice

Focus

7 Angela Ales Bello
“Empatia” si dice in molti modi. La complessa vicenda del termine Einfühlung

20 Petar Bojani? – Igor Cveji?
Empathy, the Other and Engaged Acts

28 Irene Breuer
Reflections on a Phenomenological Ethics: Its Foundations on Empathy and the Acknowledgement of Vulnerability

42 Valeria Costanza D’Agata
L’empatia nascosta: un orizzonte possibile

55 Anna Donise
Cosa vuol dire essere empatici. Il ruolo del nostro io nella comprensione dell’altro

68 Shaun Gallagher – Julia Gallagher
Vestire i panni di un altro: l’empatia dell’attore nei confronti del personaggio

87 Patrizia Giampieri Deutsch
Einfühlung: Perspektiven der Psychoanalyse. Einblicke in die psychoanalytische Behandlung und die empirische Forschung

104 Suzanne Keen
Narrative Empathy and the Challenge of the Unrelatable

117 Heidi Lene Maibom
The Self-Other Distinction in Empathy

129 Marco Mazzeo
Neg-empatia. Naturalizzare l’empatia tra mercato e linguaggio

142 Andrea Pinotti
Staying Here, Being There. Bilocation, Empathy, and Self-Empathy in Virtual Reality

163 Giulia Rainoldi
Face-to-Face, or Face-to-Visor. Is Cinematic Virtual Reality the “Ultimate Empathy Machine”?

174 Salvatore Tedesco
Il “corpo proprio” e il sentire in comune: Empfindung, Einfühlung, Mitgefühl. La dinamica del sentire e la questione dell’empatia fra Sulzer ed Herder

182 Silvia Vizzardelli
L’appello a saltare. Empatia e separazione tra Jaspers, Blanchot e Lacan

193 Ciro Adinolfi
Al di là del metodo. L’empatia a partire da Jean-Paul Sartre

204 Stefano Besoli
Requisito di distinzione ed esigenza di prossimità. La concezione husserliana dell’empatia come base dell’intersoggettività trascendentale

235 Roberto Bondì
Empatia e senso storico

243 Francesca Brencio
«…This Phenomenon, Which is None too Happily Designated as “Empathy”». Martin Heidegger’s Critique of Empathy

252 Vincenzo Costa
Strutture comunicative e intersoggettività in Husserl

261 Elio Franzini
Empatia e fenomenologia dell’esperienza

270 Gaetano Iaia
La simpatetica compassione tra pietà e benevolenza

287 Tymoteusz Mietelski
Empathy and Phenomenology. Edith Stein’s Theory of Einfühlung

301 Pietro Pasquinucci
L’empatia come rispecchiamento creativo. Merleau-Ponty e la tesi della reversibilità

314 Rosalia Peluso
Contro il Principio Empatia. La critica all’Einfühlung nella “teoria della conoscenza storica” di Walter Benjamin

327 Ivan Rotella
Empatia, etica e trattamento psicoanalitico

339 Carlo Serra
Empatia e nostalgia diasporica

352 Roberto Terzi
Il corpo dell’altro: Patocka e le radici dell’empatia

Gualtiero Lorini, “Elogio dell’invidia. Una riflessione filosofica”, Carocci, Roma 2022

Gualtiero Lorini, Elogio dell’invidia. Una riflessione filosofica (Carocci 2022)

Storicamente i filosofi hanno classificato l’invidia come una passione, un vizio, un peccato o in ogni caso come un vissuto corrosivo e quindi dannoso tanto per chi ne è affetto quanto per chi può essere vittima degli atteggiamenti ostili che spesso ne derivano. Il volume mostra invece che l’invidia non solo è una componente esistenziale centrale dell’essere umano, ma che al tempo stesso essa si sottrae a una definizione univoca in virtù della sua natura dinamica. Quest’ultima deriva dalla frizione tra l’autorappresentazione che ciascuno inevitabilmente opera nel momento in cui è cosciente di sé e la realtà esterna con la quale non sempre tale autorappresentazione si trova in perfetta armonia. Da questo disaccordo scaturiscono quelle manifestazioni, rivolte solitamente alle persone più vicine, che vengono rubricate come “invidia” e che in realtà sono solo reazioni allo scontro fra la rappresentazione del proprio mondo e l’esperienza di quello reale. Nel saggio l’invidia viene quindi esaminata attraverso tre linee metodologiche. La prima mette a fuoco i presupposti del modo di pensare alla base delle tensioni invidianti, la seconda è volta a decostruire questi presupposti per analizzarli, mentre la terza ricompone il puzzle rivelando come la componente invidiante sia inaggirabile nella costruzione dell’identità personale. Per meglio conciliare questi approcci fondamentali ci si richiama spesso alla letteratura come loro ideale sintesi.

Indice

Prologo metodologico. Strutture, dinamiche, mondi
1. La metafisica: soggetto e oggetto
2. Lo smascheramento fenomenologico
3. La sintesi antropologica
4. Il quarto lato del triangolo: lo sguardo letterario
1. Situazione statica: antropologia negativa di una situazione esistenziale
Heep: il senza-mondo/Danglars, Mondego, Caderousse: il mondo altrui/Claggart: l’escluso dal mondo
2. Situazione dinamica: invidia dell’essere e invidia dell’avere
Definizione di sé come costruzione di un mondo/Rappresentare l’irrazionale: personalità e carattere
3. Maestri, allievi e dèi: fenomenologia di una disposizione originaria
Maestro e allievo/L’invidia “degli” dèi
Epilogo. Il mantice e la molla
Riferimenti bibliografici

 

Bollettino Filosofico XXXVI (2021): Decostruzione e psicoanalisi. A partire da Derrida

Nel quadro multiforme e frastagliato della seconda metà del XX secolo, in cui quasi tutti i campi del sapere hanno sperimentato fecondità e derive della contaminazione tra ambiti disciplinari, procedure metodologiche e oggetti di indagine, ha avuto particolare risonanza il paradigma derridiano della “decostruzione”. Già dal primo apparire delle opere del filosofo, movimenti tellurici di piccola o grande intensità hanno scosso la consolidata rigidità di discipline come l’antropologia, la linguistica, la critica letteraria, la storia della filosofia: le letture di Derrida, infatti, miravano a localizzare la genesi dei concetti che sostenevano i vari saperi e provavano a mostrare come l’intera architettura di tali concetti fosse meno solida o fondata di quanto la tradizione aveva creduto. Il progetto fenomenologico di Husserl, come pure il ripensamento della questione dell’essere e del suo oblio e, insieme, l’oltrepassamento (Überwindung) della metafisica teorizzato da Heidegger costituiscono il terreno su cui germinerà quella che presto verrà chiamata “decostruzione”, termine che, tra l’altro, verrà coniato proprio in riferimento alla Destruktion heideggeriana seppure con l’intento di destabilizzare le strutture concettuali della tradizione onto-teologica invece che mirare al recupero di un senso originario e obliato dell’essere. Lentamente, ma inesorabilmente, cominciavano ad apparire cedimenti categoriali, crepe testuali, scissure che intaccavano la storia della metafisica, le teorie linguistiche, ma anche la biologia o l’architettura: saperi messi alla prova nei loro fondamenti epistemologici e interrogati da prospettive oblique. Il terreno della psicoanalisi che, nello stesso volgere di anni, proprio in Francia stava vivendo il “ritorno a Freud” ipotizzato da Jacques Lacan, diverrà subito un luogo di confronto non privo di polemiche che ancora oggi, a più di cinquant’anni dal loro primo farsi strada, alimentano dibattiti e percorsi teorici. “Decostruzione” e psicoanalisi, dunque, possono essere considerati come i poli di un arco voltaico che continua a generare domande sulla costituzione del soggetto, sulla sua relazione con il mondo, su quanto viene considerato reale e sulle temporalità in cui si dispiega la coalescenza del legame sociale. Sopite le arroventate dispute e venute meno le passioni del momento che hanno visto contrapporsi Derrida e Lacan, si tratterà anzitutto di riattraversare i termini di questioni che, in ogni caso, non hanno perso il carattere di urgenza sia nell’ambito filosofico, sia in quello psicoanalitico; nel riconoscere a ciascuno degli ambiti la specificità di percorsi, occorrerà quindi, rilanciare domande che scaturiscono (o forse confluiscono) dalla più ampia questione del senso e del destino non solo di discipline e saperi ma, soprattutto, di chi se ne fa portavoce e agonista.

Indice

Focus

7 Javier Agüero Águila
Trafic d’héritage: Freud avec Derrida et le principe du plaisir

19 Giustino De Michele
Comment le dénier: legs de Melanie Klein

34 Silvano Facioni
La cripta del paleontologo. Anasemie transfenomenologiche

47 Ruben Carmine Fasolino
Malgré les apparences: Derrida, Lacan y el círculo (vicioso) “hermenéutico”

60 Maurizio Ferraris
L’inconscio artificiale

69 Elias Jabre
La résistance à venir, pour une autre logique des frontières

80 Domenico Licciardi
Speculare sulla distruzione. Ontologie della pulsione di morte tra psicoanalisi, decostruzione e plasticità

95 Fabrizio Palombi
La disgiuntura del tempo: sulla differænza derridiana tra spettro e spirito

108 Rafael Pérez Baquero
Los desafíos éticos del post-estructuralismo: Encuentros con el psicoanálisis a través de la teoría del trauma

121 Caterina Resta
Jacques Derrida e l’a-venire della psicoanalisi

134 Elizabeth Rottenberg
Intimate Relations: Psychoanalysis Deconstruction / La psychanalyse la déconstruction

147 Kas Saghafi
Phantasms

161 Mario Vergani
L’a b c della psicanalisi. Il tema della telepatia in Derrida

172 Francesco Vitale
Al di qua della pulsione di potere. Derrida, Freud e la società delle pulsioni

Forum

186 Alberto Andronico
Al di là del diritto. Il “passo” di Jacques Derrida

202 Claudio D’Aurizio
Il pas di Derrida fra decostruzione e psicoanalisi

214 Michele Di Bartolo
Resistenza e interpretazione

222 Carmine Di Martino
Eteronomia ed elezione. Derrida e l’elogio della psicoanalisi

233 Martino Feyles
Metafore del piacere. Tra Freud e Derrida

245 Burt C. Hopkins
Derrida’s Criticism of Husserl Reconsidered: Historicity, Ideality and the Phenomenon of Voice

257 Matteo Mollisi
La lettera rubata e la decostruzione della storia. Derrida tra Heidegger, Lacan e Pato?ka

272 Bruno Moroncini
Giocare al fort/da. Lacan, Derrida, e la pulsione di morte

287 Alex Obrigewitsch
Between Narcissus and Echo: the Agony of the Subject

299 Felice Ciro Papparo
Ridisegnare la soggettività. Sulla lettura derridiana di Valéry

318 Adrian Switzer
A Morbid, Finite Bond: Derrida, Freud and Archival Technologies of Inscription

331 Francesco Saverio Trincia
La voce e il fenomeno: da Husserl a Derrida e oltre

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Ontology after Philosophical Psychology. The Continuity of Consciousness in William James’s Philosophy of Mind (Lexington 2019)

Ontology after Philosophical Psychology. The Continuity of Consciousness in William James’s Philosophy of Mind (Lexington 2019) addresses the question of William James’s continuity of consciousness, with a view to its possible actualizations. In particular, Michela Bella critically delineates James’s discourse. In the wake of Darwin’s theory of evolution at the end of the nineteenth century, James’s reflections emerged in the field of physiological psychology, where he developed for the case for a renewed epistemology and a new metaphysical framework to help us understand the most interesting theories and scientific discoveries about the human mind. Bella’s analysis of the theme of continuity makes it possible to appreciate, both historically and theoretically, the importance of James’s gradual transition from making observations of experimental psychology on the continuity of thought to developing an epistemological and ontological argument that continuity is a characteristic of experience and reality. This analysis makes it possible both to clarify James’s position in relation to his historical context and to highlight the most original results of his work.